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- lunedì 03/07/2017 13:44
- Dopo 42 e 2 Sentenze, ancora nessuna Giustizia!
- Il calvario della liquidazione degli indennizzi per i danneggiati da trasfusioni infette.
- Danni da epatiti post-trasfusionali ex Legge 210/92.
- Esimio Ministro della Salute,
- premetto che ho piena stima di Lei, dettata da una conoscenza d Allegato _ Studio Legale Fimiani_2017_E mail del 3.7.2017atata e da una altrettanto risalente militanza politica comune, ma oggi mi rivolgo a Lei, nella mia qualità di Avvocato, per la carica istituzionale che ricopre al fine di metterLa al corrente di una drammatica situazione che coinvolge migliaia di cittadini italiani.
- Non intendo ripercorrere tutto l’iter storico che ha portato a trasfondere sangue infetto a migliaia e migliaia di Italiani, perché le cronache ci raccontano di processi ancora in corso. Solo, rabbrividisco all’idea che ognuno di loro sia entrato in una Struttura Ospedaliera per curare un problema e ne sia uscito contagiato con un virus che avrebbe causato una patologia cronica che ha rovinato la sua esistenza per sempre, spesso causandone anche il decesso, a volte facendogli desiderare la morte.
- Con la presente intendo semplicemente portare alla Sua attenzione -consapevole delle Sue battaglie per garantire il diritto alle cure a tutti i portatori del famigerato HCV- il caso emblematico di una mia assistita, perché di vicende come quella che vado ad illustrare ne esistono talmente tante da aver già richiesto l’intervento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
- Comprenderà che, per motivi di privacy, dovrò omettere alcuni dati, ma ciò non comprometterà la comprensibilità del calvario.
- Nel febbraio del 1975 la Signora fu ricoverata presso un Ospedale della Provincia di Salerno e fu sottoposta a trasfusioni di sangue. In quella occasione contrasse il Virus C, che scatenò la sua epatite cronica HCV correlata.
- Presentò, dunque, l’istanza per veder riconosciuto il proprio diritto all’indennizzo di cui alla L. 210/92.
- La Commissione Medica competente ed il Ministero rigettarono la richiesta. Ella fu dunque costretta ad agire dinanzi all’Autorità Giudiziaria per tutelare i suoi diritti, ma in Primo Grado il Tribunale non accolse la domanda.
- Proposto gravame, abbiamo ottenuto una importante vittoria: la Corte d’Appello di Salerno ha legittimamente accolto la nostra tesi e nel luglio del 2015 -dopo quarant’anni!- ha finalmente reso Giustizia alla protagonista di questo calvario.
- Se pensa che il nostro racconto possa esser terminato, si sbaglia di grosso!
- Notificata la Sentenza, l’inerzia totale del Ministero della Salute ci ha costretto ad interpellare il TAR di Salerno, proponendo un ricorso per l’ottemperanza del giudicato: ricorso depositato a marzo 2016, udienza fissata a novembre 2016 e sentenza pubblicata a marzo 2017 !
- Il TAR ha intimato di pagare entro 30 giorni. Il Ministero avrà pagato? Ovviamente NO !
- Richiesto l’intervento del Prefetto -nella qualità di Commissario ad acta- non abbiamo ottenuto ancora il pagamento.
- Tra una comunicazione, una intimazione, una delega e qualche inutile telefonata, siamo arrivati al mese di luglio del 2017, a quarantadue anni e cinque mesi dal maledetto giorno in cui la Signora venne contagiata dal virus C con la somministrazione di sangue infetto, a due anni dalla Sentenza che ha condannato il Ministero a pagare. E la protagonista di questa Odissea, ad oggi, NON HA VISTO UN EURO !
- Tutto ciò, mi consenta, è INACCETTABILE !
- In un’Italia in cui se ritardi di mezz’ora il pagamento di un F24 ti piombano addosso tutte le sanzioni tributarie che si possono contare, è INDECENTE che a quarantadue anni dalla causazione di un danno lo Stato non abbia ancora risarcito chi ne è vittima!
- Tanto Le dovevo, per amor di Giustizia, pronto a fornirLe tutta la documentazione del caso.
- Certo dell’attenzione che presterà non al caso singolo, ma alla problematica in generale, Le porgo saluti distinti.
- Avv. Alfonso Maria Fimiani
- P.S. La presente viene inviata per conoscenza alle maggiori testate giornalistiche al fine di tentare di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla delicata problematica esposta.
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